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Riveduta Bibbia 1927 - Atti - Atti 26

Atti 26:4-19

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4Quale sia stato il mio modo di vivere dalla mia giovinezza, fin dal principio trascorsa in mezzo alla mia nazione e in Gerusalemme, tutti i Giudei lo sanno,
5poiché mi hanno conosciuto fin d’allora, e sanno, se pur vogliono renderne testimonianza, che, secondo la più rigida setta della nostra religione, son vissuto Fariseo.
6E ora son chiamato in giudizio per la speranza della promessa fatta da Dio ai nostri padri;
7della qual promessa le nostre dodici tribù, che servono con fervore a Dio notte e giorno, sperano di vedere il compimento. E per questa speranza, o re, io sono accusato dai Giudei!
8Perché mai si giudica da voi cosa incredibile che Dio risusciti i morti?
9Quant’è a me, avevo sì pensato anch’io di dover fare molte cose contro il nome di Gesù il Nazareno.
10E questo difatti feci a Gerusalemme; e avutane facoltà dai capi sacerdoti serrai nelle prigioni molti de’ santi; e quando erano messi a morte, io detti il mio voto.
11E spesse volte, per tutte le sinagoghe, li costrinsi con pene a bestemmiare; e infuriato oltremodo contro di loro, li perseguitai fino nelle città straniere.
12Il che facendo, come andavo a Damasco con potere e commissione de’ capi sacerdoti,
13io vidi, o re, per cammino a mezzo giorno, una luce dal cielo, più risplendente del sole, la quale lampeggiò intorno a me ed a coloro che viaggiavan meco.
14Ed essendo noi tutti caduti in terra, udii una voce che mi disse in lingua ebraica: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ei t’è duro ricalcitrar contro gli stimoli.
15E io dissi: Chi sei tu, Signore? E il Signore rispose: Io son Gesù, che tu perseguiti.
16Ma lèvati, e sta’ in piè; perché per questo ti sono apparito: per stabilirti ministro e testimone delle cose che tu hai vedute, e di quelle per le quali ti apparirò ancora,
17liberandoti da questo popolo e dai Gentili, ai quali io ti mando
18per aprir loro gli occhi, onde si convertano dalle tenebre alla luce e dalla podestà di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, la remissione dei peccati e la loro parte d’eredità fra i santificati.
19Perciò, o re Agrippa, io non sono stato disubbidiente alla celeste visione;

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